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Ancora su Zvi Kolitz, “La tigre sotto la pelle”.

17 Maggio 2012

La tigre sotto la pelle

di Vincenzo Pinto

L’uscita di Imparare a sparare coincide con la preparazione di un’altra mia curatela, che si riallaccia sempre alla figura di Jabotinsky. Si tratta dell’edizione italiana della raccolta di racconti The tiger beneath the skin a opera di Zvi Kolitz. A questo strano personaggio, noto in Italia per l’edizione di Yossl Rakover si rivolge a Dio, mi ero già avvicinato nel 2002, quando casualmente avevo letto questi racconti e avevo meditato di offrirli in anteprima ai lettori italiani. Contrariamente agli altri libri di narrativa dedicati alla ShoahLa tigre sotto la pelle non è stato scritto da un reduce dai campi, ma indubbiamente da un protagonista di quegli anni. Ma è un altro – secondo me – il motivo d’interesse di questi racconti: ovvero di aver presentato figure di ebrei attive e non più passive di fronte alla barbarie nazista. Certo, si tratta di una ribellione spesso post-mortem, spirituale, quasi spettrale, come se l’autore volesse indicare l’assenza di un salto esistenziale necessario per trasformare gli ebrei in uomini in carne e ossa, non più solo nei custodi del monoteismo religioso. Un salto che poteva essere compiuto solo lasciando l’Europa per Israele o gli Stati Uniti.

Ho tradotto il libro durante la mia permanenza a Friburgo in Bresgovia nell’estate del 2007. La postfazione si sofferma sull’avventurosa esistenza di Kolitz (che ha millantato un passato politicamente più corretto a colloquio con Paul Badde) e sul rapporto fra religione ebraica e condizione umana nelle pagine dei suoi racconti.

Il volume ha avuto una discreta eco sulla stampa: è stato recensito da Sergio Luzzatto sul “Corriere della sera” e da Elena Loewenthal sulla “Stampa“. La raccolta di racconti ha avuto la seconda ristampa nel giro di due mesi!

fonte: http://www.freeebrei.com/il-mio-profilo/la-tigre-sotto-la-pelle

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